Counseling
Credo che sia la professione più bella del mondo. Si tratta di una professione nella relazione d’aiuto che offre uno spazio di ascolto calmo e riservato e lavora a sostegno delle persone che stanno attraversando una difficoltà momentanea.
L’obbiettivo del Counselor è quello di aiutare il cliente ad aiutarsi recuperando le proprie risorse al fine di affrontare un preciso momento di vita. E’ un percorso breve e mirato, si lavora per fare emergere le risorse del cliente per cui non si danno consigli.
Le caratteristiche che distinguono il Counseling sono: l’ascolto empatico, l’ascolto attivo e il silenzio.
L’ascolto empatico ovvero la capacità di percepire lo stato d’animo del cliente entrando in connessione attraverso la comunicazione verbale, non verbale e paraverbale.
L’ascolto attivo ovvero lasciando un grande spazio per far si che si possa raccontare.
Uno strumento molto potente che si usa nel Counseling è e rimane il silenzio. In questa modalità si dona la possibilità al cliente di ascoltarsi ed ascoltare ciò che emerge rispetto al vissuto. Condividere quel momento non c’è niente di più difficile ma niente di più generoso!!!
Ascoltare è diverso dal sentire: sentire è un atto fisiologico dell’orecchio, mentre ascoltare implica prestare attenzione al bisogno del cliente tramite la sensibilità (empatia) riportandolo nel qui e ora.
Il qui e ora è una caratteristica del Counseling relazionale: si è spesso arroccati nel passato (rimuginando) e proiettati nel futuro (fantasticando) senza una progettazione reale. La realtà in cui viviamo è l’unica in cui è possibile agire: il presente.
Il Counseling mi ha dato la possibilità di sostenere l’interezza della persona.
Dal frutto della mia esperienza, il corpo ha una lunga memoria. Poiché l’uomo è una unità inscindibile di corpo-mente-spirito, le emozioni forti e depotenzianti quali paura, rabbia, tristezza vi si imprigionano e vi restano scolpite.
Il Counseling mi ha dato l’opportunità di lavorare sia sulla parte emotiva che sul dolore fisico, soprattutto grazie alla visualizzazione attiva (strumento passatoci da Jung). Tramite la descrizione di cosa sta visualizzando e tramite l’ascolto di ciò che sta accadendo dentro di sé, il cliente ha così la possibilità di far emergere la propria autenticità e unicità e prenderne consapevolezza nel momento presente.
Prendere “per mano” il cliente e constatare il processo di cambiamento (fisico ed emotivo) mi dà una immensa gioia ed un grande stimolo.
Ovviamente la persona dovrà approcciarsi con una grande motivazione. La “motiv-azione” è fondamentale. Per far ciò si lavora sulla “respons-abilità”, ovvero l’abilità di rispondere di sé stesso a sé stesso.
Vedere il cambiar luce negli occhi del cliente, il sorriso, la postura ed il corpo che si libera dai dolori è per me motivo di grande gratitudine nei confronti della vita.
Chi si rivolge ad un Counselor?
Qualsiasi anima che può imbattersi in un momento di difficoltà dove non si vedono soluzioni.
Le porte dello studio sono aperte a donne, uomini, ragazzi e anziani che si percepiscono in un momento di fragilità.
Quali sono le motivazioni per rivolgersi ad un Counselor?
Tutte le volte che percepiamo un disagio. Spesso il tutto nasce da una comunicazione non chiara e poco efficace che si rispecchia all’interno delle coppie, all’interno delle relazioni amicali, nel mondo del lavoro tra colleghi e con i superiori e ovviamente all’interno delle famiglie. Ci si può rivolgere ad un Counselor quando c’è una difficoltà nell’orientarsi rispetto ad un cambiamento lavorativo, scolastico o nelle relazioni che si stanno vivendo. Il Counselor “accende una luce” su tutti quei circoli non virtuosi: aspettative, lamentele, giudizi, credenze depotenzianti ed introietti. Il Counseling può essere un sostegno nell’elaborazione di un lutto o di una separazione.
Chiedere aiuto può essere l’imbarazzo di un attimo, non chiederlo può essere il rimpianto di una vita!